Carlo Javarone

Talvolta la vita ci gioca dei brutti scherzi, ci tende la trappola subdola della retorica da noi sempre evitata, proprio quando il rischio di caderci è inevitabile. Nel momento in cui il dolore ti azzera le difese e ti consegna inerme fra le braccia dei ricordi.
Carlo Javarone era uno di noi, lo era da sempre e lo era divenuto ancora di più proprio quando nel 1993, causa una grave malattia, abbandonò le scene lasciandoci l’eredità pesante di non farlo rimpiangere. Lunedì mattina se ne è andato con passo lieve dopo un’odissea di sofferenze lasciandoci più poveri e, strano a dirsi, sorpresi.
Questa è l’incredibile potenza evocativa della morte. Tenta invano di prepararti al suo arrivo ma lei riesce sempre a sorprenderti e a prostrarti.
“Artisti non professionisti”, ci hanno definito più volte. “Dilettanti di grande professionalità”, hanno sentenziato altri. Quando c’era Carlo, forse, siamo stati entrambe le cose ma in fondo non importa, ci piace pensare di essere stati sempre una fusione di individualità cementate dall’amore per il cabaret che in tutti questi anni è stato l’unico vero catalizzatore.
Accidenti, stiamo parlando al passato! Forse la trappola di cui parlavamo è scattata. Ma noi siamo ancora qui ed anche in questi dodici anni in cui Carlo non è stato con noi, abbiamo sempre sentito la sua presenza come reale, abbiamo udito il suo silenzioso consenso, il suo invito a non mollare perché le stagioni del cuore possono durare una vita intera.
Caro amico di tante battaglie combattute sempre sotto la bandiera dell’ironia, ti accompagniamo al passo d’addio. Per tua moglie Loretta e per le tue figlie c’è un immenso abbraccio sincero e il segno tangibile della nostra ammirazione per il coraggio, la dignità e la dedizione con cui hanno affrontato le tue sofferenze. Loretta ci perdonerà ma il dolore per il tuo distacco ci fornisce gli anticorpi per non andare alla deriva. Alla nostra età è importante.
Continueremo anche per Carlo, Onafifetto per filosofia di vita. Mentre viviamo le nostre tragedie terrene, ci sembra di sentire la voce del nostro amico canticchiare, sorridendo ironicamente “Al cimitero è bello andare, con la ragazza sotto braccio a passeggiar…”, perché la vita, come ci è sempre piaciuto pensare, è tutto un cabaret.
Ad maiora.

Onafifetti